15 dic 2010

FAMILISMO AMORALE

Esempio di ideologia 
Leghista
Il familismo amorale è un concetto sociologico introdotto da Edward C. Banfield nel suo libro "Le basi morali di una società arretrata" del 1976.

In questo libro l'autore arriva ad ipotizzare come certe comunità siano socialmente ed economicamente arretrate perchè la loro cultura presenta una concezione estremizzata dei legami parentali ed amicali che va a danno dell'interesse collettivo. In quest'ottica gli individui agirebbero secondo la regola di massimizzare unicamente i vantaggi materiali di breve termine tra familiari ed affini nella certezza che anche tutti gli altri si comportano allo stesso modo. Sarebbe dunque questa particolare etica dei rapporti interpersonali la causa dell'arretratezza. L'autore la denominò familismo amorale.

Familismo perché l'individuo persegue solo l'interesse della propria famiglia o del proprio "entourage" e mai quello della comunità che richiede cooperazione tra tutti. A-morale perché le categorie del bene e del male sono valide solo all'interno del proprio gruppo e non verso gli altri individui della società più ampia.

E' dunque il familismo amorale il tratto caratteristico della cultura politica degli italiani, un ipotetico carattere nazionale che affonderebbe le proprie radici nella storia più remota della società italiana, spiegando la gracilità e instabilità del suo sistema democratico.

Le pratiche familistiche sono diventate, sopratutto con i governi di stampo liberale degli ultimi anni, il vero e unico modo di governare la cosa pubblica dove, sotto il paravento pretestuoso della magica parola "meritocrazia" e del concetto di "vinca il migliore" sono state perpetrate le più mostruose ingiustizie, negli appalti e subappalti pubblici, nei concorsi, nell'assegnazioni di incarichi, nella selezione dei managers e degli amministratori.

E così si è formata una classe dirigente ed amministrativa non di super esperti ma di super raccomandati escludendo, in assenza di una vera selezione basata su autentiche capacità e competenze, le persone realmente più meritevoli. 

E questo vuol dire, se non cambiamo rotta al più presto, che saremo più o meno inconsapevolmente testimoni di un inarrestabile e progressivo declino della nostra società nazionale, declino che ancora una volta inciderà pesantemente sulle condizioni di vita dei ceti meno abbienti e sopratutto su quegli individui che, credendo in se medesimi e nelle proprie capacità, rifiutano, anche per ragioni etiche e morali, di far parte delle cosiddette "clientele"

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