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| Il tempo come quarta dimensione |
Ho una percezione del tempo che è una cosa fisica, " tocco" il tempo con un indefinibile sesto senso e lo percepisco materialmente nello stesso modo in cui si vede, si sente, si odora e si manipola un oggetto.
Capisco che il tempo non è mai uno ma sono tanti, infiniti presenti, ciascuno con una sua massa, un suo "peso specifico" diverso dagli altri e ognuno con una sua peculiarità e carattere. Immagino il tempo come un arcipelago infinito pieno di isole, ognuna , grande o piccola che sia, con un suo clima, una sua orografia, suoi propri aspetti. E così, mentre navigo tra di loro, ecco che a volte si presenta sorprendentemente la possibilità di sbarcare a terra e di esplorarne qualcuna.
E allora, osservando, catalogando, studiando, inizia una grandiosa rappresentazione dove tutto, dal piccolo ciotolo al grande manufatto, dalla configurazione dell'ambiente alle storie ad esso legate, ha un suo preciso significato. Vaneggiamenti? Fantasie? Non credo.
Il fatto è che l'intensità di certe situazioni vissute dagli uomini, la drammaticità di certe storie ha come impregnato le cose e gli ambienti che ne sono state teatro e questa "pregnnza" non si cancella anzi si avverte più o meno intensamente a seconda della propria sensibilità. Chi, nel visitare ciò che resta dei campi di sterminio nazisti di Auschwitz Birkenau o il luogo dove fu pugnalato Caio Giulio Cesare, non ha avvertito un impercettibile brivido, non ha percepito le immateriali vibrazioni che emettono quei luoghi?
Si, in ognuno di noi è latente questa capacità e siamo avvertiti a volte anche inconsciamente quando ci troviamo a passare per luoghi che conservano una forte memoria storica e l'avvertimento è repentino e può risultare molto forte, anche doloroso, come un lampo che ci ferisce la memoria. Chtssà se qualche uomo di scienza ha indagato su questo fenomeno e lo ha debitamente misurato, io, nel mio piccolo, lo trovo assai simile alla rabdomanzia, quasi una sorta di rabdomanzia temporale
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