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| Cappello panamà |
Si sa, camminare sull'altipiano andino, dato il clima rigido e la carenza di ossigeno, risulta molto faticoso. Eppure l'indio marciava spedito masticando in continuazione foglie di coca pensando che dopotutto era veramente un uomo fortunato. Era già al secondo giorno di duro cammino e tornava dal mercato di Cochabamba, in Bolivia, dove era riuscito a vendere per pochi pesos il misero raccolto di patate che aveva faticosammente coltivato nell'arido terreno intorno alla sua capanna.
Apparteneva all'etnia ayamarà e parlava correntemente il quechua, l'antico idioma dei suoi avi inca, aveva il volto scuro come il cuoio, intagliato dall' azione del sole e del vento, indossava logori abiti, calzava sandali sdruciti e, in testa, portava un cappello che tutti chiamavano panamà.
Era - pensava l'indio - veramente un buon cappello, fabbricato in Ecuador con fibre di palma nana intrecciate a mano e acquistato molto tempo fa da suo nonno nella città di Cuenca in provincia di Azuay. Il panamà lo riparava dal sole, dalla pioggia e dal freddo vento proveniente dalla "cordillera occidental" che si intravedeva all'orizzonte e indossarlo era per lui veramente un gran conforto.
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| La Cordillera Occidental |
Questo ci provoca scontentezza, ansia, incertezza, stress. Ma abituiamoci ad analizzare bene la nostra vita, i nostri reali bisogni e, sopratutto esaminiamo bene cosa abbiamo in testa, anzi, sulla testa perchè, se guardiamo attentamente forse ci potremmo trovare ..... il cappello dell'indio.
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